Dario Poppi
Fucili a salve
Diario di una resistenza africana
prefazione di Pietro Clemente
Milano, Terre di mezzo, 2013
pp. 216 – € 14,00
L’esperienza africana di un ceramista faentino nelle pagine di un avventuroso diario. Anno 1941, Monte Gialo, Etiopia. Dario, trentottenne, è l’intrepido direttore di una segheria legata all’impero. Quando da Asba Littoria i militari – ad eccezione del Commissario Civile – si ritirano, decide di restare da solo a presidiare la segheria organizzandone la difesa con armi e fortificazioni occasionali. Nonostante la difficoltà di gestire gli ascari dei battaglioni disciolti, continua a resistere anche quando arriva il nuovo presidio di inglesi ed etiopi. Nel frattempo ha una breve storia d’amore con la giovane principessa Zannabec, moglie di un ministro del Negus: quando il legame verrà scoperto, la posizione di Dario si farà ancor più complicata, anche perché nel frattempo perde il controllo della segheria. Nel maggio del ’42 viene portato dagli inglesi nel campo di concentramento di Mandara in Somalia, per poi finire impiegato come prigioniero civile presso la Compagnia Italiana Trasporti Africa Orientale in qualità di verniciatore. Abile nella lavorazione della ceramica, impianta una fabbrica di manufatti con un socio disonesto e senza scrupoli che porta l’attività in rovina. Successivamente, con il nome d’arte di ‘Pippo Doria’, entra nel mondo del teatro di prosa, nella compagnia di Nella Poli ma, in un momento di crisi del settore, si vede costretto a lasciare le scene, fino al successivo ritorno nel varietà. Nel ’45, anno in cui si conclude il diario, abbandonate nuovamente le scene, si impegna nella produzione di ceramica, incaricato dal ministro dell’Industria e del Commercio dell’Etiopia per conto dell’imperatore Hailé Selassié.
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