Mario Perrotta / Il paese dei diari – attivalamemoria

Mario Perrotta / Il paese dei diari

(6 recensioni dei clienti)

 15,00

Il paese dei diari
con un intervento di Ascanio Celestini
postfazione di Loretta Veri
foto di Luigi Burroni
Milano, Terre di mezzo, 2021 ristampa
pp. 230

 

185 disponibili

Descrizione

Mario Perrotta
Il paese dei diari
con un intervento di Ascanio Celestini
postfazione di Loretta Veri
foto di Luigi Burroni
Milano, Terre di mezzo, 2021 ristampa
pp. 230 – euro 15,00

“Mi guardo intorno e vedo stanze e corridoi riempiti da chili e chili di ricordi, raccolti in milioni di pagine, assemblate in migliaia di diari, lettere e memorie, un festival del ricordo insomma, un inno perenne alla memoria […]. Sono il tentativo tenace di opporre resistenza alla dimenticanza, in una battaglia impari tra poche migliaia di sopravvissuti contro milioni di esistenze di cui non sapremo mai nulla. Tutte queste cose mi dice o mi fa intuire Saverio e quel timore che si era appena affacciato nei suoi occhi prende corpo davanti a me sul suo volto […]. Anche lui ha paura, come tutti gli autori dei diari conservati qua dentro, di smemorarsi. Degli altri. E di sé.”C’è un posto, in Toscana, dove sono custodite le storie degli italiani: è l’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano (Arezzo), fondato nel 1984 da Saverio Tutino, giornalista, già inviato per alcune tra le maggiori testate nazionali. Oggi i manoscritti depositati sono oltre seimila e il loro numero cresce di anno in anno. L’Archivio è un luogo unico, nato per raccogliere e conservare i diari, le memorie e gli epistolari della gente comune. Ed è proprio qui che Mario, il narratore di questo romanzo-verità, rimane inavvertitamente chiuso una notte, iniziando così un viaggio che lo porterà a incontrare, scalino dopo scalino, stanza dopo stanza, gli abitanti di questo edificio “magico”, che ogni notte si animano per raccontare la propria storia. Per esempio quella della contadina Clelia Marchi, che scrisse la sua vita su un lenzuolo a due piazze, quella del cantoniere siciliano Vincenzo Rabito, semianalfabeta, che si chiuse in una stanza per imparare a usare la macchina da scrivere raccontandosi in oltre mille pagine, o ancora quella di Orlando Orlandi Posti, affidata a messaggi clandestini scritti dal carcere di via Tasso a Roma prima di essere fucilato alle Fosse Ardeatine…

Al Premio Pieve 2009 Mario Perrotta legge l’inizio de Il paese dei diari (Terre di mezzo), la storia dell’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano ideato e fondato nel 1984 da Saverio Tutino.
riprese di Gian Piero Gori

Informazioni aggiuntive

Peso 360 g

6 recensioni per Mario Perrotta / Il paese dei diari

  1. Chiara Ajmone

    Un libro che mi ha divertita e commossa allo stesso tempo. La trovata di animare i diari, di farli muovere, di farli parlare con la voce di coloro che li hanno scritti è geniale ed illustra nel modo migliore la realtà magica dell’Archivio, la sua ricchezza, l’intreccio di diverse personalità che nelle sale del Piccolo museo del diario compongono l’affresco del nostro paese: “all our yesterdays”. Uno stile leggero, spigliato in un racconto obbligatorio per accostarsi alla storia della nascita dell’Archivio dei Diari e alle tante persone che hanno collaborato a crearne la realtà, che l’hanno fatto diventare quel gioiello unico di rispetto e devozione alla memoria, di calda accoglienza e di cura che ho sperimentato di persona al Premio Pieve 2019. E, dopo questa lettura, se mai ce ne fosse stato bisogno, ancora di più sono convinta che un giorno donerò i miei diari all’Archivio, sicura della loro rispettosa conservazione.

  2. Laura Ferretti

    Quando venni, con la mia amica Vichi, a Pieve, un po’ di annetti fa, ci accolse Natalia, che ci incantò con la ricchezza delle sue spiegazioni e, come spesso mi accade quando sono a contatto coi libri, persi presto la cognizione del tempo. 
    Tornata a Milano, lessi d’un fiato i 16 gradini di Perrotta, libro che regalai un po’ qua e un po’ là, per le emozioni che mi aveva donato. 

    Mia nonna, di Borgo S. Lorenzo, moglie di un maresciallo dei carabinieri bolognese, aveva partorito mia madre a Pieve Santo Stefano, per spostarsi poi verso nuove destinazioni; così, mentre camminavo per il paese, osservavo tutto con i suoi occhi, e mi accorsi di sentirla molto vicina.

    Scrissi una mail, dopo aver letto questo libro. Era il 2010.

    Gentile Natalia,
    desidero condividere con lei il piacere che ho tratto dalla lettura del libro di Perrotta “Il paese dei diari”.
    Mi sono gustata l’atmosfera magica, magistralmente creata dall’autore, e le piacevoli sensazioni che mi ha trasmesso; il soave senso di pace di quando ci si sente a casa.
    Ho apprezzato le profonde osservazioni sull’importanza di ‘creare roccaforti del ricordo’ e le riflessioni empatiche sulle motivazioni che portano le persone a voler lasciare una traccia della propria vita.
    Ho partecipato alla gioia di poter condividere la vita di altri e ho scoperto che non sono sola nella valorizzazione dell’unicità della storia dei singoli, rispetto alla Storia: sono anche rimasta affascinata dal modo curioso di leggere il numero 16, giorno in cui è nato nostro figlio… 
    Ho approfondito la storia di Pieve Santo Stefano, anch’io con la sensazione che questo luogo abbia scelto me e non viceversa, quasi a ricondurmi tra le braccia accoglienti della mia amatissima Nonna. 

  3. Laura Bruscoli

    Acquistato in gran fretta dopo un’appassionata visita al Museo, poiché il desiderio di conoscere ardeva troppo forte…
    È commovente la delicatezza con cui Perrotta riesce a mettere in luce i personaggi/persone. Leggere questo libro invoglia alla scoperta di tutti gli altri libri che raccontano di vite extra-ordinarie che hanno trovato un rifugio in questo meraviglioso Archivio.
    Letto con piacere, lo consiglio di cuore

  4. stampa

    da la Repubblica 05/11/2009 – Silvana Mazzocchi
    “Il paese dei diari” uno scrigno della memoria
    Un uomo resta chiuso casualmente nelle stanze della Città dei diari, l’Archivio di Pieve Santo Stefano in Toscana, dove sono custoditi oltre seimila autobiografie e spezzoni di ricordi personali scritti da gente comune. Dopo aver inutilmente tentato di farsi aprire il portone, quando risulta chiaro che lì dentro ci dovrà passare almeno la notte, l’uomo incontra Saverio, che nel 1984 di quel palazzo era stato l’inventore e il custode ideale, e intreccia con lui un dialogo immaginario.
    Il paese dei diari, il libro scritto da Mario Perrotta, attore e autore teatrale, è la ricostruzione fantasiosa e insieme reale della straordinaria avventura iniziata un quarto di secolo fa da Saverio Tutino, giornalista e scrittore fiammeggiante di idee e ricco di esperienze (fu, a metà degli anni settanta, tra i cofondatori di Repubblica) che intuì la straordinaria forza delle memorie individuali e ne fece tesoro, con ostinata e fruttifera preveggenza.
    Lui, Saverio, dopo “aver inseguito tutta la vita un’idea universale… indagando un mondo di milioni e miliardi di particolari chiamati ‘uomini’ che sono la sostanza…” aveva allora compreso che è invece “vero il contrario: ognuno è talmente unico che è sostanza sufficiente a riempire e valicare qualsiasi forma ideale”. E che è dunque “la somma delle loro storie a fare la Storia”.
    Nacque così l’Archivio dei diari e, da allora, due giurie, una popolare formata da gente del luogo e una di esperti con in testa Natalia Ginzburg, hanno scelto ogni anno centocinquanta manoscritti da cui trarre la rosa dei finalisti fra cui selezionare il premio annuale. Scritti di vite comuni, amori, dolori, guerra, lavoro, gioie e sofferenze, tutti a comporre la memoria collettiva, a formare se non un’antologia, certo una biblioteca di racconti e di ricordi.
    Continua a leggere: http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2009/11/05/news/il_paese_dei_diari_uno_scrigno_della_memoria-1822691/

  5. Marco

    Conoscevo il paese dei diari Pieve Santo Stefano, ma non “Il Paese dei diari” di Mario Perrotta. Sembra una differenza da poco ma non lo è. Perché si tratta in qualche modo di un paese nel Paese, quasi come fossero l’uno dentro l’altro: al centro c’è il paese vero, quello reale, fatto di persone in carne ed ossa; tutt’intorno invece si sviluppa il Paese dei diari descritto e raccontato da Perrotta, fatto di storie, di memorie, di anime. E il dato non è di poco conto, se si considera che mentre il paese reale, quello al centro, bene o male rimane sempre uguale in termini numerici, l’altro aumenta a vista d’occhio, anno dopo anno. Nel senso letterale dell’espressione. Al punto che le anime sono diventate il doppio delle persone, caso unico in Italia (e forse al mondo). Con la differenza che qui le anime parlano, di continuo, e lo fanno dal 1984, anno in cui l’Archivio è stato fondato, con lungimiranza visionaria, da Saverio Tutino. Mi piace pensare che l’espressione “un paese di 3mila anime” sia nata proprio pensando a Pieve Santo Stefano. Qui sono arrivate fino ad oggi oltre 7mila memorie, 7mila storie personali che, terminato il loro percorso in terra, hanno sentito il bisogno di proseguire il loro cammino, arrivando all’Archivio di Pieve quasi sempre sulle gambe di chi è rimasto. Infondo molti scrivono un diario soprattutto per questo: per rimanere vivi, per il bisogno di esistere, di lasciare un ricordo del loro passaggio. Per mantenere in vita la loro memoria. Memoria, appunto.
    A Pieve Santo Stefano oggi è come essere in una Città-Stato, non nel senso politico ma nel senso storico del termine: perché le storie custodite a Pieve raccontano la Storia di un Paese intero, di uno Stato appunto: il nostro. Storie rappresentative di un’intera nazione, memorie private che si fanno pubbliche perché raccontano di eventi che il nostro Paese lo hanno segnato sul serio: ci sono le guerre, quelle dei milioni di vite spezzate; ci sono le trincee e il sangue dei giovani italiani morti per la Patria; ci sono gli anni del terrorismo, quelli della rinascita; ma ci sono anche tante storie di sofferenza, di dolore e storie d’amore che più universali non potrebbero essere. E poi ci sono casi unici, scelti ad emblema di un Archivio – e di una città – che hanno davvero qualcosa di straordinario: il Lenzuolo di Clelia Marchi, le pacene di Vincenzo Rabìto, i biglietti di Orlando Orlandi Posti…e il fruscìo di tutte le altre voci. I cittadini stessi di questo paese non sono cittadini comuni, ma si portano addosso “il peso” di tutti questi racconti, di tutte queste storie…ogni persona che vive qui sembra avere nel proprio corpo, scrive Perrotta, i segni e le cicatrici di questo continuo passaggio di anime: “portatori sani di memoria”, li chiama. Già, se li osservi bene comprendi subito che nel loro sguardo ci sono decine, centinaia, a volte migliaia di vite “altre”. Perché leggere serve anche questo, a preservare la memoria.
    Forse pensava a tutto questo il Maestro Ettore Scola quando, arrivato a Pieve nel 2014, disse che “di archivi e di musei così ce ne vorrebbe uno in ogni città d’Italia”. Perché in queste pagine, in queste memorie, è custodita la memoria del nostro Paese; da qui passa la nostra coscienza di Cittadini. Qui, tra queste strade e questi palazzi rasi al suolo dai tedeschi, è rinato più forte che mai il germe della nostra terra, della nostra Italia. Da ogni angolo della Penisola sono arrivati e arrivano qui, dal 1984, memorie e scritti di ogni tipo. E’ buffo che io scriva “qui” come mi trovassi a Pieve, quando invece sto scrivendo da Milano…ma dopo una lettura così appassionata ci si sente davvero DENTRO all’Archivio dei diari, come fossimo anche noi, in certa misura, Cittadini del Paese dei diari.
    Leggere questo libro vi farà non solo conoscere meglio Pieve Santo Stefano, ma vi farà conoscere meglio il Paese in cui viviamo. Perché la Storia che è passata da qui è la storia che tutti noi abbiamo sentito dalle parole dei nostri nonni, dei nostri padri. Parole spesso volate al vento, ma che per fortuna in molti hanno voluto fermare per sempre su carta, a testimonianza del loro, e del nostro, passaggio su questa Terra.

  6. Loretta Veri

    Un libro che vive una seconda edizione è sempre una bella storia da raccontare. “Il paese dei diari” di Mario Perrotta non è soltanto il libro voluto da Terre di mezzo che racconta la storia dell’Archivio di Pieve dal 2009, anno del nostro 25esimo anniversario. È quello che Saverio Tutino leggeva e rileggeva quando la memoria lo lasciava con degli slarghi da riempire. È la fonte di ispirazione per il Piccolo museo del diario che i dotdotdot hanno iniziato a costruire all’interno del Palazzo-diario.
    Per me è stata l’occasione di un profondo scambio con Perrotta, fatto di mail a tutte le ore del giorno e della notte, di lunghe telefonate, di registrazioni a ricostruire quanti più pezzi di memoria dell’Archivio fosse possibile. È stato il desiderio di trasmettere il personaggio di Bettina che, grazie a questo libro, diventa immortale come è nei nostri cuori, dipinto così chiaro e perfetto che duri fatica a credere che Mario e Bettina non si siano incontrati mai.
    Questa seconda edizione, sei anni dopo, ha tutto quello che c’era nella prima, compresa la prefazione di Ascanio Celestini. Ma ha qualcosa in più. Una nuova copertina dove uno spicchio di paese si riflette sul Lenzuolo di Clelia Marchi, ognuno prendendo luce dalla storia dell’altro. Perché anche il paese ha la sua da raccontare.
    L’album di foto è raddoppiato e dà più spazio ai manoscritti che sono il tesoro dell’Archivio ma racconta anche il Piccolo museo. E se ci pensi bene sembra quasi una magia che il libro abbia ispirato il museo e poi il museo sia finito dentro il libro. La postfazione che mi hanno lasciato scrivere perché scrivere è la mia passione si è allungata di un nuovo capitolo, ché di cose in sei anni ne sono successe così tante da faticare a credere quanto veloce cresca questo Archivio.
    E ti vengono i brividi a pensare che tutto quello che c’è in queste 230 pagine lo hai visto succedere.

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