Descrizione
Filippo Maria Battaglia
Nonostante tutte
Torino, Einaudi, 2022
pp. 184 – € 16,50
«Scrivere, per queste centodiciannove donne, ha significato soprattutto questo: portare in salvo se stesse e la propria voce, in una lotta quasi fisica con le parole».
Si può scrivere la storia vera di una donna che non è mai esistita? La risposta è sí: lo hanno fatto le centodiciannove voci di donne realmente esistite che si alternano in questo romanzo in un montaggio sapiente, che trascina ed emoziona. Donne del Novecento italiano diverse per età, inclinazioni, livello d’istruzione, estrazione sociale, che hanno lasciato lettere, diari, memorie private. Scrivere, per loro, ha significato soprattutto portare in salvo se stesse. Di queste centodiciannove voci, novantotto appartengono all’Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano.
«Un corteo di donne che cercano, per una di loro, il posto in un universo maschile».
Il primo romanzo della collana Unici di Einaudi è un libro sulle donne diverso da tutti gli altri. Il suo gesto rivoluzionario è questo: al posto di parlare dell’oggi resta avvinghiato alle radici, al Novecento, e fa parlare i documenti senza aggiungere un commento. Accosta delle voci vere e lascia fare a loro. La protagonista di Nonostante tutte si chiama Nina ma potrebbe chiamarsi con oltre cento nomi differenti. La sua storia è immaginaria, il suo racconto no: è affidato alle parole di chi ha lasciato una traccia di sé in una pagina fuggita all’oblio. È attraverso questi frammenti di voci, scelti dall’autore tra migliaia e poi assemblati come tessere di un mosaico, che la protagonista di questo romanzo prende vita. Come se quelle centodiciannove donne si passassero in una staffetta senza fine il testimone e la parola per raccontare un’unica storia con un brillio diverso. L’infanzia incantata e spaccata, il desiderio di una vita differente, il sesso, il lavoro, il matrimonio, la maternità, la malattia, l’amicizia, l’impegno civile, la vecchiaia… Esperienze individuali irriducibili, certo, eppure collettive. Per questo il romanzo dalla struttura originalissima a cui dà vita Filippo Maria Battaglia può dirsi anche un romanzo politico. L’emozione nasce da lí: nel vedere, nel sentire, ciò che è simile e ciò che invece resta legato a una vita, a quella vita. Nell’accostare le storie alla Storia, senza mai rinunciare alle zone d’ombra. Perché le parole possono essere anche cicatrici e «a questo – dice Nina – devono servirmi le mie, a ricordare».
Filippo Maria Battaglia (Palermo, 1984), giornalista di «Sky TG24», vive a Milano. Con Bollati Boringhieri ha pubblicato: Lei non sa chi ero io! La nascita della Casta in Italia (2014), Stai zitta e vai in cucina. Breve storia del maschilismo in politica da Togliatti a Grillo (2015), Bisogna saper perdere. Sconfi tte, congiure e tradimenti in politica da De Gasperi a Renzi (con P. Volterra, 2016) e Ho molti amici gay. La crociata omofoba della politica italiana (2017). Ha curato diverse antologie giornalistiche, tra cui Professione reporter. Il giornalismo d’inchiesta nell’Italia del dopoguerra (con B. Benvenuto, Rizzoli 2008) e Scusi, lei si sente italiano? (con P. Di Paolo, Laterza 2010).
Le voci dell’Archivio sono di:
Maria Alemanno, Maria Anichini, Katia Assuntini, Anna Avallone, Antonina Azoti, Isa Bartalini, Aurelia Bartholini, Franca Bertazzoni, Cristina Bigazzi, Manuela Bigotto, Maria Ludovica Borrello, Francesca Bottino, Renata Brunelli, Ombretta Bugani, Maria Buonavista, Cecilia Butelli, Maria Campagnolo, Assunta Cancellieri, Luciana Cappellini, Rossella Carbotta, Germana Carenzi, Giovanna Cavallo, Magda Ceccarelli, Claudia Sonia Colussi Corte, Vittoria Cozzi, Eugenia Dal Bò, Licia Dalboni, Laura Dalvit, Vilma De Donà, Lidia De Grada, Anna Maria de Lena Pavcovich, Emilia Delfino, Nadia Maria Angela Della Bella, Letizia Della Frera, Anna De Vita, Marina Demarosi, Francesca Farina, Maria Sofia Fasciotti, Gabriella Feltri, Carla Ferrini, Lorella Giulia Focardi, Liliana Fourniol, Rosenza Gallerani, Maria Giovanna Gelmetti, Frida Giannotti, Maria Antonietta (Mariolina) Giavoni, Concetta Ada Gravante, Margherita Ianelli, Paola Làrese Gortigo, Elisa Lavanga, Roberta Lazzeri, Santuzza Lischi, Raimonda Lobina, Letizia Lucchese Maggio, Maddalena M., Albina Maffioli, Maria Grazia Mantovani, Fiorella Massi, Filippina Mincio, Amalia Molinelli, Antonella Monsú Scolaro, Rita Montanari, Luciana Morgotti, Maria Concetta Muscolino, Ida Nencioni, Paola Nepi, Anna Ordazzo, Teresa Pacetti, Jerta Parisi, Santina Pasqui, Valeria Pederiva, Roberta Pedon, Giuseppina Pendenza, Sabrina Perla, Antonietta Petetti, Stefania Pimazzoni, Giuseppina Porri, Clementina Ravegnani, Camilla Restellini, Anna Maria Rinaldini, Flora Ritter, Dora Romei, Costanza Savini, Gabriella Savona, Caterina Scalas, Stefania Silvieri Lenzi, Elena Skall, Anna Soprani, Natalina Sozzi, Marcella Suffredini, Sebastiana Tarascio, Alberta Tedioli, Maria Terzolo, Maria Rosaria Tradardi, Adele Francesca Trani, Norma Ulivi, Paola Valli, Giulia Zito
loretta_veri –
È un libro sorprendente.
Più che un libro un viaggio.
Quando ho saputo di questo lavoro ero un po’ perplessa, lo confesso. Perché pensavo che ogni storia conservata in quel deposito brulicante di vite che è l’Archivio dei diari fosse unica e da lasciare nel suo contesto, quello raccontato dal suo autore.
Eppure lo diciamo sempre, ai visitatori dell’Archivio e del Piccolo museo del diario, che Saverio Tutino nell’inventarsi questo luogo lo ha concepito come lo spazio in cui tutte queste storie individuali, messe una accanto all’altra, raccontano la Storia d’Italia. Filippo Maria Battaglia ha “semplicemente” fatto questo: il racconto di una storia plausibile, verosimile, quella di Nina, attraverso pezzi di storie di tante altre donne, dove l’unica che non è mai esistita è Nina stessa. Ma in realtà Nina è la Storia, quella collettiva, quella che ha traversato gli eventi grandi del Novecento.
Così quando l’ho avuto in mano, il libro, l’ho affrontato con un punto interrogativo in testa e ho iniziato a leggerlo con la tentazione “da archivista” di riconoscere nelle frasi che mi passavano davanti agli occhi, le diariste che avevo incontrato, per il mio ruolo privilegiato di persona che lavora in quel deposito brulicante di vite da quando l’autore di questo libro aveva tre anni.
Niente di più sbagliato. Dopo poche pagine mi ero già resa conto che un libro è un libro ed è un mondo a sé, un viaggio a sé. Così sono ripartita. L’ho di nuovo ripreso in mano imponendomi una mente sgombra da perplessità e tentazioni varie. E ho seguito il viaggio di Nina riuscendo a sentire le pulsazioni del suo cuore, le emozioni delle sue conquiste, l’ansia di crescere, la paura di morire.
Di semplice, in questo libro che fluisce in modo semplice, non c’è nulla. Tutta la fatica di “mettere insieme i pezzi” si capisce bene e reclama il rispetto di un lavoro incredibile, certosino, fatto con grande cura e complicità nei confronti dell’universo femminile.
In questo coro, molte altre storie di donne, anche quelle che non sono mai state scritte, si possono riconoscere.
Un’operazione bellissima che spero porti tanti lettori di Filippo Maria Battaglia alla scoperta di questo deposito brulicante di vite che è un patrimonio dove tutti possono intraprendere il proprio viaggio alla scoperta degli altri, per capire che la memoria è un viaggio dentro se stessi.