Descrizione
Ursula Galli
Kangaroos crossing
diario di un viaggio sbagliato
memoria 1990-2002
prefazione di Lidia Ravera
Milano, Terre di mezzo, 2003
Collana I diari di Pieve
pp. 96 – euro 6,50
Dedicato a tutti quelli che, una volta nella vita, hanno fatto una grande sciocchezza per amore. Il racconto tenero e graffiante del passaggio di Ursula all’età adulta, un viaggio dall’altra parte del mondo per inseguire un amore che non c’è. E la scoperta di un’Australia ubriaca di solitudine, che affoga allegramente fra un barbecue e un drink.
Amabilmente sospeso fra la disciplina antieroica di un vero di un vero diario e il romanzo di formazione, “Kangaroos crossing” è un piccolo capolavoro di autenticità, sia in senso esistenziale che letterario.
(dalla prefazione di Lidia Ravera)
Ilaria –
Due giovani anime in crisi decidono di tentare una convivenza. Ursula scrive questi appunti tristi e meditabondi nel 1991, durante la permanenza a Sydney al seguito del suo fidanzato australiano, un brillante creativo incontrato durante una vacanza-studio a Londra, divenuto poi apatico, svogliato e scontroso.
La protagonista intraprende il viaggio per sopravvivere alla fissità della vita livornese e a quella «cappa di tranquillo grigiore sotto la quale per anni mi ero rifugiata», ma finirà in una spira di disagio e solitudine. Tra la “ragazza perbene” che non sa che vie prendere, e il lost boy imperscrutabile, silenzioso e fagocitato dal «crogiolarsi sulle sue aspettative e fallimenti di scrittore», smarrito dopo la morte del fratello per AIDS, il rapporto diventa anomalo e nemmeno più sentimentale («David non sapevo dov’era, lui non sapeva dov’ero io»).
L’Australia si configura allora come uno spazio di straniamento perenne. La vita apatica nell’appartamento di Sydney viene ravvivata da qualche gita altrove (Camberra «non mi piacque, così bianca, silenziosa e asettica»; Perth «niente di speciale»; Coober Peedy «arida, i minatori abitano sottoterra per resistere all’escursione termica»; e le tratte in mezzo al nulla -the outback- «il paesaggio era sempre uguale, terra rossa, carcasse, struzzi in corsa, canguri»).
Ma Ursula riesce a reagire. «Ero scappata […]. Fino a quel momento non ero riuscita a indirizzare a niente di costruttivo e concreto le mie capacità e le mie passioni. […] Avevo un pensiero fisso: “Voglio essere indipendente”». Trova una pista per completare gli studi proprio all’Università di Sydney, iniziando una tesi sul teatro aborigeno australiano, che «comincia come un pianto dal cuore diretto all’uomo bianco. È un pianto per la giustizia e per un rapporto migliore, un pianto per la comprensione». Il destino dei nativi australiani, sterminati dai colonizzatori inglesi; dei bambini separati dalle famiglie per diventare anonima forza-lavoro, insidia il germe della nostalgia nella protagonista, che decide di lasciare il suo non-amante e di tornare a Livorno.
Gli appunti di Ursula costituiscono un testo di rara sensibilità e lucida confusione nel quale è possibile ritrovarsi anche a vent’anni di distanza. Sono degne di nota l’analisi di coppia e la riflessione sull’indifferenza sentimentale, l’impatto con la realtà dell’omosessualità e dell’AIDS negli anni ‘90, e quello con le abitudini del continente rosso, così “diverse”: «Ero sorpresa che con un clima simile, con il buio che non veniva mai, la gente cenasse alle sei, bevesse tè caldo con latte tutti i momenti, facesse colazione con uova e pancetta, toast coi fagioli».
(http://autobiografista.tumblr.com/post/156533459859/una-ragazza-perbene-tra-carcasse-di-canguri)