GIORNO DELLA SUA RICORRENZA
23 maggio
DONAZIONE DI
Martina Carnesciali
IL RICORDO
Da quando sei morto, nemmeno più polvere, quella strada non la faccio. Eppure, per caso oggi, andando a prendere un’amica nel buio della sera, l’ho percorsa per metà. Ricordo la leggerezza e la smania di quando la facevo tutta, un bisogno nel sangue, dopo aver chiuso una libreria, il giovedì. La via che mi portava al tuo locale, alle nostre parole, alle mie sigarette da fumare arrampicata su uno sgabello. La felicità che sentivo a ogni chilometro, lasciandomi indietro il grigio del lavoro, i denti stretti per le piccole noie quotidiane. Eri la mia libertà, tu. Saranno state due anni fa, le ultime volte. Stasera però, per quelle curve che ancora so a memoria, mi è salita dallo stomaco – sono lì i miei ricordi migliori – la sensazione di stare quasi per vederti, com’era normale fare ogni settimana. L’impazienza di una sigaretta, la voglia di ridere. Ero sempre vestita pochissimo e, prima di fare quei venti chilometri, con quegli abiti ci andavo al lavoro, a proporre libri alla gente, a spostare scatoloni di rifornimento. C’era qualcosa che strideva, o forse era solo il tempo che mi pareva troppo compresso. Nel mentre sono successe tante cose, sei morto, ho smesso di fumare, ho lasciato e trovato uomini spesso superflui, la pandemia mi ha tolto la voglia di uscire, di conoscere, di ridere come facevamo noi. Ogni cosa è dilatata e spesso vuota, opaca di niente; ti penso meno, ma ogni volta che lo faccio è un coltello nel fianco. Ho letto una frase ieri, un libro di Anais Nin che mi avresti preso per il culo ti avessi confessato di stare leggendolo, fa più o meno così: “lei era molto più simile al fuoco che alla luce”. Mi hai sempre detto di smetterla di nascondere chi fossi davvero e di far pace con quello che mi porto dentro. Non l’ho ancora fatto del tutto, ma ti giuro, ti giuro che questo fuoco brucia e spaventa, consuma e secca, ma scalda un sacco. Perché lo sappiamo, la luce eri tu.