Gino Montemezzani
Come stai compagno Mao?
autobiografia 1927-1970
presentazione di Saverio Tutino e Daniela Brighigni
Roma, Edizioni LiberEtà, 2006
pp. 155 con ill. – euro 9,00
«Torno indietro, e mi ritrovo là dove sono nato… nel 1927»: Val Padana, freddo intenso e caldo afoso, «quasi che le altre stagioni non esistessero», una cascina «sporca e malinconica, come tutte le cascine», miseria, bigottismo e fatiche sovrumane». È l’inizio della memoria di Giacomo “Gino” Montemezzani, che nasce quando i nipotini cominciano a chiedergli: «Nonno, mi racconti di quando…», e vogliono sapere «come vivevano e cosa facevano “gli antichi”». E la vita di quegli “antichi” era una vita di lavoro e sofferenza, ma anche di qualche momento di serenità legato a bevute di acqua fresca e qualche “viaggio” sul carro. Poi, il trasferimento a Milano e il cambiamento di status della famiglia, la scuola; l’impegno antifascista, la scelta di militare nella Resistenza e di andare in montagna. E la vittoria giunge come promessa di un mondo migliore: ma c’è tutto da ricostruire, le fabbriche e le città, le strade e le scuole. L’impegno allora continua assoluto, a Milano in feste de l’Unità fatte nelle “catacombe”, e in Sicilia, come funzionario del Pci nel pieno della violentissima reazione scelbina, quando le carceri si riempivano di comunisti. Luglio 1960, Genova, Reggio Emilia, «il primo vero scossone del risveglio popolare». E Gino con altri compagni esce dal Pci, coerente all’idea di «una rivoluzione nella rivoluzione», dando vita a un gruppo comunista autonomo, il “Gruppo Proletario Luglio 60” del Lorenteggio: «Avevamo l’impressione di essere in Italia il primo gruppo di comunisti orfani del Pci di una certa consistenza locale». Qui, Gino accenna ai primi collegamenti “filocinesi” ed extraparlamentari e, poco dopo, si legge la pagina più sensazionale della sua biografia: l’incontro a Pechino nientemeno che con Mao in persona, avvenuto il 17 maggio 1964: «Colloquio pacato, senza effusioni, ma le questioni in discussione erano enormemente al di sopra della nostra statura». Al ritorno in Italia, Gino, che fa il camionista, partecipa a una discussione, e viene violentemente preso in giro quando, alla domanda «ma tu che ne sai? Tu l’hai visto come sta?» afferma che sì, Mao lo aveva incontrato e ci aveva parlato…
finalista al Premio LiberEtà 2003 e al
Premio Pieve – Banca Toscana 2005
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