Descrizione
La vita è un sogno
Voci, volti, speranze e battaglie degli italiani
Dal Settecento al XXI secolo
Milano, Il Saggiatore, 2016
pp. 552 – € 22,00
Quali sono i sogni degli italiani, i desideri più profondi e inconfessati, le speranze per il futuro? Dove si possono ricercare le radici di un popolo? La vita è un sogno punta a ricostruire un’ideale cosmogonia dell’immaginario italiano in un’opera corale, unica e strepitosamente vitale, che racconta l’anima più autentica del nostro Paese attraverso l’accesso all’Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano che conserva oltre 8000 testi tra diari, memorie autobiografiche ed epistolari di gente comune, in cui si riflette, in varie forme, la vita di tutti noi. Scritti di gente comune ritrovati nel tempo, frammenti di vita vissuta che tracciano una mappa della storia d’Italia, orchestrati per costruire una sinfonia nazionale senza precedenti, componendo un mosaico le cui tessere sono testimonianze difformi, legate però indissolubilmente alla memoria di uno stesso paese; un forziere i cui reperti mutano l’aspetto in racconti di resistenza o di sacrificio, vissuti durante il periodo della guerra, in vorticose storie d’amore o nelle inquietudini di giovani esistenze divorate dal demone della droga. Una complessità di voci multiformi, intrise dell’autentica espressività affine alla più riuscita scrittura popolare, raccolte da un flusso temporale che partendo dall’Ottocento arriva fino ai giorni nostri. Testimonianza di una straordinaria scrittura popolare, La vita è un sogno è capace di restituire la storia d’Italia da una prospettiva inattesa e del tutto inedita. Imprevedibile, ironico e commovente, colpisce per la forza espressiva e la sorprendente contemporaneità dei testi, unica vera cifra delle opere universali.
Testi di
Andrea e Lorenza, Adriano Andreotti, Maria Anichini, Anna Arcangeli, Enzo Arduini, Maria Arteggiani, Anna Avallone, Antonina Azoti, Luigi Balbi, Ubaldo Baldinotti, Antonio Barasa, Felice Barbieri, Ruffino Barfucci, Eugenio Bargilli, Massimo Bartoletti Stella, Dante Bartolucci, Julie Bego, Paola Oliva Bertelli, Guido Biasi, Angelo Bonomi, Alberto Bonvicini, Tommaso Bordonaro, Gloria Bortolotti, MarcoBugatti, Violetta Calanca, Assunta Cancellieri, Giulia Capuani e Valentino Fabbri, Giovanna Cavallo, Giancarlo Chailly, Carlo Cibaldi, Costantino Congiu, Vittoria Cozzi, Antonio De Piero, Luigi Del Pezzo, Diego Donadoni, Francesca Farina, Maria Pia Farneti, Adolfo Farsari, Maria Fenoglio, Leo Ferlan, Leonia Ferrari, Ettore Finzi e Adelina Foà, Lorella Giulia Focardi, Claudio Foschini, Giuseppe Frizzi, Andrea Gaggero, Dante Gasperi, Gastone Gech, Anna Guala, Carlo Hendel, Caterina Janutolo, Dora Klein, Sergio Lenci, Luisa T., Settimio Maccarini, Maddalena M., Ester Maimeri, Giuseppe Manetti, Zelmira Marazio, Clelia Marchi, Elvezia Marcucci, Franca Marinelli, Liberale Medici, Andrea Merli, Enrico Meucci, Egidio Mileo, Caterina Minni, Daniele e Rita Montanari, Gino Montemezzani, Sisto Monti Buzzetti, Salvatore Mutolo, Giuseppe Novelli, Mario Alberto Pelosi, Giuseppina Pendenza, Francesca Pennacchi, Sabrina Perla, Anna Perrini, Guido Petter, Dario Poppi, Elios Pornaro e Fernanda Venturin, Stefano Pucci, Vincenzo Rabito, Luigi Re, Angelo Rebay, Pier Luigi Ricciarelli, Pietro Riccobaldi, Anna MariaRinaldini, Flora Ritter, Rosa Romanelli, Piero Rosa, Raul Rossetti, Antonio Rossi, Nicola Rossi, Severina Rossi, Antonio Ruju, Oliviero Sandri, Antonio Sbirziola, Giulia Scabbia, Maria Carlotta Schopf, Serretto Serretti, Paolo Severi, Anna Soprani, Francesco Stefanile, Gian Carlo Stracciari, Francesco Tedeschi, Anna Luisa Tizzanini, Augusto e Alceste Trionfi, Fulvio Valentinelli, Paola Valli, Giovanni Viglione, Dino Villani, Giuseppe Vizzinoni, Ernst Wurmbrand, Armando Zanchi
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da DentroSalerno 29/06/2020 – Giuseppe Lembo
È dal 24 novembre in libreria “La vita è un sogno”. Un libro pubblicato dal Saggiatore. Sono ben 458 le pagine che lo compongono. Il lettore lo trova in libreria al prezzo di 22 Euro. È un libro che si può, a giusta ragione, definire della memoria; raccoglie testimonianze di un passato che parte dal Settecento ed arriva ai giorni nostri. Un libro di umanità in cammino che serve per ricordare; che serve per recuperare le memorie di un passato che ci appartiene. Si tratta di un’umanità conservata ed oggi possibile da conoscere anche da parte del grande pubblico contenuta nei diari di persone comuni, parte dell’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano. È questa una pubblicazione della memoria; una pubblicazione della memoria degli ultimi, da sempre dimenticati, in quanto
considerati inutili a chi si crede il padrone unico delle cose del mondo e quindi ne decide a suo piacimento i contenuti da offrire al mondo. È questa l’antologia di un’umanità indifferente al mondo. Racconta le voci del popolo, del tutto dimenticate; voci ed immagini ormai lontane, di un mondo che non dice assolutamente niente a chi è, in tutte altre faccende affaccendato e che, proprio non ha il tempo, per fermarsi a guardare con intelligente attenzione, come sta cambiando il mondo intorno a noi. Il libro-testimonianza “La vita è un sogno”, ricompone dal basso, nel rispetto cronologico dei volti dei senza storia, una parte sconosciuta della storia d’Italia; una parte che, da sempre è rimasta indifferente, a chi ha scritto e scrive la storia del nostro Paese. Siamo ad un grido di dolore che, dal singolo diventa coralmente condiviso, infiammando di sé quel mondo silenzioso che, quando vuole, sa trovare dentro, il giusto e saggio coraggio, per dire basta, rispettando, così facendo, anche il passato silenzioso dei tanti senza storia presenti nelle numerose pagine del libro “La vita è un sogno” e regalando così, alle loro vite negate da ultimi della Terra, il futuro di un mondo nuovo; il futuro di un mondo umanamente nuovo, il saggio frutto di una giusta esplosione di insieme da sempre proibita, ma finalmente, anche se in ritardo, oggi fortemente condivisa e centralmente protagonista del camminare insieme, al fine del bene comune sulla Terra. Il miracolo italiano di un passato dimenticato che finalmente ritorna, lo dobbiamo al giornalista, uomo di cultura, storico della rivoluzione urbana Saverio Tutino, una grande intelligenza italiana che seppe saggiamente vivere le rivoluzioni della libertà, della solidarietà e della giustizia, dedicando tanta parte di sé per mettere insieme a Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo, dove dal 1985 ad oggi, in un Archivio della memoria, sono stati catalogati più di settemila diari italiani degli ultimi d’Italia; degli ultimi d’Italia, senza nome, senza volto e senza una storia significativa da raccontare e da far conoscere agli altri del mondo presente e futuro. Per Saverio Tutino è di grande importanza la memoria individuale e collettiva; è assolutamente essenziale per tenere in piedi un insieme umano. È questa, la fonte dell’agire; è questa storia sconosciuta che può diventare storia. Il libro “La vita è un sogno”, narrazione di un passato senza volto, voce di italiani veri anche senza storia, è un libro importante, da leggere e diffondere, perché ricompone saggiamente dal basso la storia italiana, raccontata da gente comune, anima di quel popolo italiano di ultimi senza storia e senza memoria, da dimenticare, perché non hanno niente di importante da dire. Finalmente le false verità vengono sconfessate anche da questo importante libro di umanità narranti che, pur non avendo titolo per raccontarsi, finalmente con la forza di un Io mai conosciuto prima, raccontando per raccontarsi, diventano memoria condivisa, riempiendo con orgoglio italiano, i tanti vuoti di una storia ufficiale di parte, con una storia vera ed umanamente parlante, patrimonio di memorie che finalmente vanno a coprire i tanti gravi buchi della storia ufficiale, facendola così diventare storia sociale dell’Italia con, tra l’altro, le voci ed i volti di un Paese culturalmente nuovo che ben capisce, come non mai prima, quanto sia importante raccontarsi dal basso e così, diventare finalmente un Paese, anche storicamente oltre che umanamente, normale. La narrazione dei senza storia attraverso i tempi umanamente lunghi che partono dal settecento, fino ad arrivare al ventunesimo secolo, con le numerose testimonianze non conosciute riguardanti la Resistenza e le stesse contestazioni sessantottine con Francesca Farina che racconta per raccontarsi, usando il significativo linguaggio dell’epoca turbolento di un’Italia avvelenata che andava gridando al mondo “Il potere opprime, il potere uccide, il potere provoca, attacca, assale, fa violenza”. Il tema dei diari è assolutamente vario. Pur trattandosi di diari, non ci sono solo affetti ed amori; il grande tema della narrazione è la guerra che diventa protagonista di un Io narrante che l’ha subita e silenziosamente vissuta. In primo piano e non poteva non essere così, trattandosi di un mondo di umanità narrante senza storia e senza volto, c’è il racconto di vita quotidiana; della piccola vita di ogni giorno, considerata assolutamente insignificante, per cui inutile da raccontare. Per concludere le storie italiane di “La vita è un sogno”, sono un insieme importante. Rappresentano un libro diverso da leggere e da diffondere, in quanto parte di quell’Italia dimenticata senza volto e senza storia che è importante conoscere, con il valore patrimonio della sua anima popolare ha sempre testimoniato silenziosamente le propria condizione di uomini e di donne del Paese Italia dove è tra l’altro, con tutto il resto, protagonista dimenticato anche il lenzuolo della contadina mantovana Clelia Marchi che vi scrisse il suo diario: “Care Persone Future Fatene Tesoro Di Questo Lenzuolo Che C’è Un Po’ Della Vita Mia”.
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da il manifesto 01/07/2017 – Michele Fumagallo
La spinta del sogno è la molla fondamentale per spiegare i traguardi e le realizzazioni più impensabili dell’essere umano. E i sogni degli italiani li troviamo racchiusi in «La vita è un sogno. Voci, volti, speranze e battaglie degli italiani. Dal Settecento al XXI secolo» (Saggiatore, euro 22). In una sorta di antropologia storica che ha l’ambizione di tallonare l’homo italicus inelle sue svariate sfaccettature, si suddivide in «Patria» (antologia sul senso di appartenenza degli italiani), «Dormono sulla collina» (una Spoon River nostrana dei protagonisti del secondo dopoguerra), «Il libro dell’incontro» (su vittime e responsabili della lotta armata a confronto). Realizzato con la collaborazione fondamentale dell’Archivio Diaristico Nazionale, creata da Saverio Tutino a Pieve Santo Stefano, il libro abbraccia gli avvenimenti più importanti di due secoli e mezzo di storia: dalle epidemie di colera alle guerre, dalla nascita dell’industria alla rivoluzione informatica, dalle emigrazioni all’emancipazione femminile. In un excursus popolare, rifuggendo da schematizzazioni varie a partire da quella temporale, parlano un po’ tutti: uomini, donne, giovani, anziani, felici o infelici, disperati o calmi. Il merito del libro è quello di creare un collettivo (il «Noi» di cui parlano i curatori) con questa miriade di testi ricchi di fatti inimmaginabili e approcci semplici alla realtà. Si legga questo straordinario tuffo nel passato della memoria infantile della Befana del 1946. Ne è autrice Antonina: «Ero particolarmente felice quella sera. Avevo appena scoperto il dono che la befana mi avrebbe portato per il Natale ormai imminente. E avevo capito pure che a donarmelo sarebbero stati, in realtà, i miei genitori. Doveva essere una sorpresa, ma io avevo già intuito qualcosa e sentendo mamma e papà parlare di un cappottino rosso, ne avevo avuto la conferma. Vanitosa come tutte le bambine, l’idea di un cappottino nuovo mi aveva reso gioiosa, quasi elettrizzata. Finsi di non capire e di non sapere, e custodii quel segreto tenendolo tutto per me, senza condividerlo neppure con il mio fratellino. Ma solo per poco. Quando mamma e papà ci misero a letto e ci diedero il bacio della buona notte, aspettai che uscissero dalla stanza e confidai a Pinuccio quello che avevo scoperto». Questa scoperta della verità sulla Befana sarà poi sporcata dalla tragedia ma resta un documento eccezionale come tutto ciò che fa parte della memoria di un popolo, e non importa se sono grandi o piccoli ricordi; entrambi abbracciano un vissuto che soltanto questi anni di decadenza della democrazia e del senso sofferto di essere un «popolo» sta distruggendo. Sono raccolti in questo volume pezzi straordinari di vita vissuta ed è un peccato che non possano essere riportati in gran parte qui. Come questa dell’italiana Leonia alla nipote dall’inferno di Dresda nel 1945: «Si cominciava ad essere sgomenti. Nelle strade se si incontrava un amico il saluto era questo: adesso tocca a noi! Non si passava più con indifferenza davanti alla bella Residenza barocca con gli affreschi del Tiepolo, non si guardava più senza sentirsi stringere il cuore, il bel castello antico sulla collina, i bei ponti, le belle chiese. Si guardavano queste cose con un amore mai sentito, perché si presentiva che tutte queste bellezze presto non ci sarebbero state più». E i racconti si susseguono: dall’inevitabilità (o addirittura la sensazione di unica libertà possibile perché non c’erano termini di paragone) di sentirsi fascisti e liberi a quella di sentirsi tutti comunisti. E alla fine del libro e degli svariati racconti sul lavoro e sulle donne si resta sorpresi a pensare che gli argomenti degli italiani, che qui spaziano in un contesto che è maggiormente privato, non disturbano, non sanno di egoismo ma in qualche modo interagiscono sempre con la sfera pubblica. Ciò che non accade più nella nostra epoca in cui il pubblico è lamentela e il privato è malattia. Come uscirne, come riconquistare il “Noi”? Questo libro aiuta intanto a non dimenticare quel che siamo stati.