Descrizione
Saverio Tutino
diari: 1944-1946
Le Château Edizioni, Aosta, 2016
pp. 79 – euro 10,00
I diari sono il mezzo privilegiato per conoscere le storie personali, ma anche una fonte importante e molto utilizzata dagli storici per confrontare notizie e dati “ufficiali”. Quando Saverio Tutino scrive i Diari non sa che una parte della sua vita e della sua carriera professionale sarà legata a questa forma di letteratura “degli ultimi”; non lo sa, ma la sua formazione politica e la sua sensibilità lo spingeranno a dar loro voce. Il 28 dicembre 1944, data d’inizio del diario, Tutino ha ventun’anni, un ragazzo si direbbe oggi, ma non è così; senza questa puntualizzazione anagrafica, nessuno potrebbe definire la sua scrittura quella di un giovane, devono essersene accorti anche i suoi compagni di lotta se a novembre di quell’anno era già commissario politico.
L’autore, nell’utilizzare questo mezzo per fissare le sue memorie, ha una visione storica della propria esistenza e consapevolmente decide di lasciarne traccia per coloro che più avanti lo leggeranno, senza porsi il problema se esista un cortocircuito in coloro che fanno la storia e contemporaneamente la scrivono.
Nella seconda parte dei Diari, più personale e legata al difficile momento del Dopoguerra, dove è necessaria una Ricostruzione anche della vita civile, Tutino si descrive pieno di curiosità letterarie in un periodo molto importante della sua formazione culturale, ma anche foriero di pesanti delusioni legate alla politica e ai rischi di destabilizzazione del fresco sistema democratico, che egli già intravede all’orizzonte. Nuovamente gli eventi storici si incrociano con la vita dei singoli, chi in questo volume cercherà la Storia troverà una storia dove sono raccontati tre anni di un uomo “intero”, con tutti i suoi dubbi, le sue incertezze e le sue fragilità, ma che, animato da ideali di “libertà, uguaglianza e fraternità”, ha lasciato un segno importante nella vita culturale e politica italiana.
Marco –
Un libro straordinario, di questo di tratta. Basterebbe questo.
Leggendolo ne sono rimasto immediatamente sorpreso e ancor più affascinato. Sapere che quelle parole sono state messe nero su bianco da un ragazzo di soli 21 anni stupisce e dà la misura della straordinarietà dello scrittore, della persona, del giovane uomo.
Un piccolissimo volume che in termini contenutistici restituisce molto più di quanto non lasci immaginare dal suo spessore: una scrittura decisa, matura e limpida, apre le porte ad un’intimità carica di valori, di sentimenti, di riflessioni. Una maturità sconvolgente, che rende bene l’idea di quanto il percorso partigiano abbia formato le coscienze di quei ragazzi che combatterono per il nostro Paese, mettendo a rischio la propria vita. Un libro suddiviso piuttosto nettamente in due parti: la prima, legata all’esperienza partigiana, agli ultimi mesi della guerra; la seconda parte invece dedicata alla riflessione successiva, alla ricerca di un posto nella società, alla sperimentazione di un linguaggio e di una forma che potesse, grazie alla scrittura, restituire un posto a quei ragazzi che, finito il conflitto mondiale, si ritrovarono all’improvviso di fronte ad un vuoto improvviso e destabilizzante. Non posso dire di aver semplicemente letto questi “diari 1944-1946”; è più corretto dire che li ho studiati. Vi ho ritrovato analisi profondissime, riflessioni lucide e attualissime sulla letteratura, sullo scrivere, sulla necessità di mantenere la una posizione che fosse in linea con i propri valori; vi ho ritrovato una rara comunanza d’intenti, mi sono identificato con i desideri del giovane Tutino e soprattutto mi sono identificato, senza vergogna, nelle sue paure e nei suoi limiti. Un libro che vi consiglio assolutamente; è breve, ma di un’intensità unica, come raramente sono in grado oggi di restituire la maggior parte dei testi acquistabili. Un’esperienza di grande interesse, un confronto vivo col nostro passato ma anche, soprattutto per i giovani, una lezione di vita, di maturità politica e soprattutto civica.
Tutino delinea fin dalle prime pagine il profilo di un uomo tutto di un pezzo, fedele ai suoi valori, con una capacità di scrittura sorprendente per la sua giovane età e un’altrettanta sorprendente capacità di analisi e di giudizio della realtà che lo circonda.
Un uomo che ha ancora davanti a sé tutta la vita, ma che come un Padre della Patria chiamato al difficile compito della Costituente si sente di rivolgere un pensiero ai suoi fratelli, ai suoi coetanei, ai suoi concittadini, lanciando un messaggio di grande saggezza e responsabilità che apre le porte del futuro della Repubblica: “non so se tutto questo si chiami sacrificio e sia fede, fede sola. – Che gli uomini imparino – questo vorremmo – dalla nostra fede ad essere fratelli e ad aiutarsi.”
Uomini – non ragazzi – temprati nello spirito dalla guerra; spaventati e addolorati dal pensiero di doversi dividere, di doversi separare gli uni dagli altri dopo aver combattuto spalla a spalla; Tutino ci tiene, ripetutamente, a sottolinearlo: “Siamo tutti giovani sui vent’anni […] ci pare strano che qualcuno non ci prenda sul serio completamente. Non tutti capiscono come rende l’uomo serio e maturo, il vedere altri giovani morti e straziati, il combattere contro tutte le avversità, fisicamente, sì, ma sostenuti dalla ragione.”
Sostenuti dalla ragione; ecco, quando anche voi avrete finito di leggere questo diario forse proverete il mio stesso rammarico: quello di non aver potuto conoscere di persona quest’uomo straordinario, questo grande italiano.